Giulio Bacosi

L’acqua passata dalla pecora Dolly

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25 anni fa nasceva la celebre pecora Dolly.

Non un ovino qualunque, ma una autentica star.

Vide la luce tra le polemiche: ma diede anche l’abbrivio alla ricerca sulle c.d. cellule staminali, fornendo la chiave per la cura di malattie rare e talvolta ritenute inguaribili.

Un compleanno che cade mentre in Parlamento si combatte sul c.d. “ddl Zan”, una proposta di legge che prevede l’inasprimento delle sanzioni penali in caso di discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili.

Il celebre motto alla cui stregua “il tempo è galantuomo” porta a riflettere sul fatto che le “polemiche dell’oggi” potrebbero un giorno trasformarsi (ed è accaduto spesso) nei “postulati del domani”.

Resta tuttavia un fatto difficilmente revocabile in dubbio: si fa un continuo parlare di diritti; si parla molto meno di doveri.

E pensare che, come noto, ai diritti di Tizio corrispondono normalmente i doveri di Caio; e, leggendola “a contrario”, riconoscere i doveri di Caio significa anche preservare i diritti di Tizio.

Ne fa saggia mostra la Corte Costituzionale che, sempre più spesso, tende ad incentrare la propria autorevole attenzione – tanto per fare un esempio – assai più sui diritti dei figli che su quelli dei genitori, ben consapevole che volere un figlio fa appello, oltre che per l’appunto ai diritti dei genitori medesimi, ai loro doveri verso chi metteranno al mondo, o di chi comunque – è il caso dell’adozione – accoglieranno con loro.

La pecora Dolly non c’è più: ma le spinose questioni che sollevò costituiscono una eredità che dovrebbe orientare alla lettura delle più recenti questioni nel prisma dei doveri verso gli altri, assai più che nello spettro dei diritti propri.

Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!

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