Giulio Bacosi

«La ripresa dell’Italia non può che passare dai principi di legalità»

Ubi societas ibi Ius
Legalità e Civiltà sono il segreto di qualunque rilancio. Massime per chi – come noi Italiani – è “erede diretto” del Diritto Romano.
A patto di sapervi appassionare le giovani generazioni.

Ripartire al più presto, ma nel segno della legalità. Perché il rischio di infiltrazioni criminali, soprattutto nel Mezzogiorno, è più che mai presente. Ne è convinta la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che auspica proprio per il Meridione «ulteriori interventi, perché è un territorio molto fragile», confidando proprio su quella che la responsabile del Viminale definisce «la squadra Stato», composta anche da forze dell’ordine e magistratura.

È il passaggio-chiave dell’appuntamento annuale con il Programma operativo nazionale per la Legalità, al quale hanno preso parte fra gli altri il capo della polizia Lamberto Giannini e la vicecapo Maria Teresa Sempreviva, che è anche Autorità di gestione del Pon, Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania e Massimo Osanna, dg dei musei del ministero della Cultura. Fra le attività del Pon c’è proprio il reinserimento sociale dei giovani, anche con il loro coinvolgimento in attività culturali. L’incontro in web streaming organizzato con la collaborazione del Corriere della Sera è stato moderato dal vicedirettore Fiorenza Sarzanini.

Lamorgese ha ribadito come «la ripresa dell’Italia dopo questo periodo di pandemia non può che passare attraverso i principi di legalità», sottolineando come «davanti a persone che hanno gravi problemi anche economici, la criminalità organizzata si pone come welfare alternativo: è difficile uscire da un circuito malavitoso, da qui l’urgenza che i ristori da parte dello Stato arrivino immediatamente».

Ma la gestione dei fondi del Recovery desta più di una preoccupazione. «I prefetti — ha rivelato la ministra — hanno adottato numerose interdittive antimafia: nel 2021 sono già 700, 2.200 nel 2020, 1.500 nel 2019». Secondo il prefetto Giannini, in tutto il periodo della pandemia proprio il Pon Legalità «ha garantito un importante supporto alle forze dell’ordine per un’attività continua e una presenza assidua sul territorio, tese a far rispettare le norme di contenimento e al tempo stesso a essere vicini ai cittadini, spesso disorientati». Ma ha anche dato impulso alle indagini e alla prevenzione dei fenomeni criminali con un contributo tecnologico. Uno sforzo straordinario, ha ricordato il capo della polizia, «per il quale abbiamo pagato un prezzo molto alto, con la morte di tanti colleghi e colleghe e il contagio di tanti altri».

Il Pon si concluderà a fine 2023 e ha come obiettivo principale il rafforzamento delle condizioni di legalità in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata, mentre nelle altre regioni servirà soprattutto per l’accoglienza migranti e per sostenere l’impegno delle forze di polizia, dei Vigili del fuoco e delle prefetture nella lotta alla pandemia. A oggi è stato utilizzato il 97,5% dei fondi disponibili: 692 milioni di euro, per finanziare 324 progetti per un controvalore di 675 milioni. «Un unicum nel panorama comunitario delle politiche di coesione — ha sottolineato Sempreviva — per rafforzare le condizioni di sicurezza e legalità nelle aree più svantaggiate del Paese. Ma anche per realizzare condizioni di legalità in territori dove l’arretratezza è alimentata e mantenuta da dinamiche di convenienza».

(Corriere della Sera)

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