Giulio Bacosi

Giudizio facile, pratica tutta italiana

In romanesco si chiamano “capiscioni”; “tuttologi” in un ormai accreditato “neologismo“ italiano.
Anche sulla parola “Responsabilità” occorrerebbe riflettere di più.
Sottoscrivo dunque le parole di Dacia Maraini sul Corriere

Sono sempre più sorpresa dalla passione che i nostri connazionali mettono nella pratica del giudizio facile. Non solo quella che si esercita nelle chiacchiere al bar, ma quella che si esprime ogni ora del giorno attraverso i mezzi di comunicazione più ascoltati e diffusi.

Si analizza, si giudica, si valuta, si esamina, e subito dopo vengono i rimproveri, le disapprovazioni, gli addebiti, le contestazioni, le accuse, gli insulti, le prediche, le grida.

Una pratica sempre più estesa e diffusa, che invade le nostre finestre sul mondo che, guarda caso, appaiono fisse e immobili come le tele che si appendono dietro le finestre finte in teatro.

Chi giudica e rimprovera si considera al di sopra delle parti. Solo lui o lei conosce la soluzione dei grandi problemi della convivenza civile. Gli altri sbagliano, confondono, fanno i propri interessi. Lui invece ragiona e parla a nome del popolo italiano.

Non sto riferendomi solo alla politica, ma al giornalismo televisivo e radiofonico. Luoghi in cui si esibiscono le persone che hanno voce autorevole. Persone sempre pronte a giudicare e condannare chi, secondo loro, imbroglia, tradisce, mente, inganna; disposti anche a ridere dei poveri ingenui che si lasciano imbrogliare.

Chi non ha voce in capitolo, assiste sbalordito a questa valanga di giudizi severi che si accavallano, si contraddicono, cercando di prevalere l’uno sull’altro.

Il risultato disastroso è la perdita secca della fiducia nelle Istituzioni, prima si tutte la democrazia, in chi la rappresenta e in chi la racconta.

Vorrei ricordare inoltre che chi insinua sempre nel comportamento degli altri malafede, inganno, menzogna e interessi privati, parte dal presupposto che questa sia la regola e che lui stesso la praticherebbe se potesse.

Responsabilità? Zero. E paradossalmente: mancanza totale di giudizio, nel senso di consapevolezza, buon senso, saggezza, logica.

Voglio solo ricordare un’altra parola oggi in disgrazia: Responsabilità.

E per chi non l’abbia bene in testa, responsabilità significa tenere conto delle conseguenze delle proprie azioni. Semplice ma ostico per pensare all’oggi e mai al domani.

(Fonte: Corriere della Sera)

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