Giulio Bacosi

Quella riunione detta corteo; e, talvolta, rissa…

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(foto: ANSA)

L’assalto a Capitol Hill, il Campidoglio in salsa statunitense (che Michelangelo non ha mai conosciuto…) ha qualcosa in comune con le recenti, più o meno improvvisate risse tra adolescenti che continuano inopinatamente ad imperversare nel nostro Paese.

Questo qualcosa si chiama “violenza”, ovvero energia massiva e non gestita orientata a sopraffare gli altri.

Una violenza che il Santo Padre Francesco ha definito sempre “autodistruttiva” e che – nella declinazione della “rissa” – è punita, conviene rammentarlo, dal codice penale.

Secondo l’art.588 del codice infatti, chiunque partecipa a una rissa è punito – per il solo fatto di parteciparvi e, qualora imputabile (anche se ha solo 14 anni) – con la multa fino a euro 309,00; se poi nella rissa taluno rimane ucciso o riporta lesione personale, la pena, ancora una volta per il solo fatto della partecipazione alla rissa, è della reclusione da tre mesi a cinque anni; pena che si applica anche se l’uccisione o la lesione personale avvengono immediatamente dopo la rissa e in conseguenza di essa.

Tanto poi nell’assalto al Tempio della democrazia USA quanto nelle risse che si scatenano nelle nostre città, si tratta tecnicamente di “riunioni”: cominciate male e finite peggio.

La nostra Costituzione si occupa delle riunioni all’art.17, affermando in primo luogo che i cittadini hanno senz’altro diritto di riunirsi, ma “pacificamente” e senz’armi.

Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso, mentre delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica.

La sicurezza e la pubblica incolumità sono dunque interessi pubblici che possono costituire un preciso limite al diritto di riunirsi; tale diritto, proprio per questo, oltre che da “disarmati”, va esercitato da “pacifici” ed in modo “pacifico”.

Risse e cortei che si trasformano in occupazioni violente sono dunque – almeno in Italia – fuori dalla Costituzione.

Sempre.

E lo sono – visto l’art.3 sulla pari dignità sociale e sul principio di eguaglianza davanti alla legge “senza distinzioni” – qualunque sia il colore della pelle di chi vi si rende protagonista.

Poche Regole chiare, ci salveranno tutti!

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