Giulio Bacosi

Gigi come Raffaello

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Lasciamo che Gigi – anzi, in romanesco che lui amava tanto, “Giggetto” – “proietti” la sua scanzonata ironia su noi tutti.

E lasciamo che lo faccia oggi, 2 novembre, nel giorno in cui i sapienti ridono, assai più che piangere.

Ridono come sapeva far ridere lui; e ridono nel giorno in cui anche Pier Paolo Pasolini ha lasciato la vita terrena, il 2 novembre del 1975, in circostanze peraltro mai del tutto chiarite.

Sono settimane in cui – per ironia della sorte – anche la cultura “collettiva” sembra destinata ad essere (almeno momentaneamente) sepolta, risorgendo solo qua e là a livello individuale in chi legge un libro a casa, guarda un film sul proprio pc e via dicendo.

E viene proprio da farsi una “saùna”, come la chiamava lui in uno dei suoi cavalli di battaglia…

A proposito di cultura – e, dunque, di art.9 della Costituzione, di recente rispolverato perfino da chi ne ignorava l’esistenza come Principio Fondamentale della Repubblica – converrà riflettere su di una circostanza tutta speciale: Proietti ha lasciato la vita terrena nello stesso giorno, il 2 novembre, in cui ebbe ad entrarvi 80 anni or sono.

Una cosa che lo accomuna – i nostri ascoltatori lo rammenteranno – a Raffaello Sanzio, nato e morto il giorno 6 di marzo a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento.

Rifletterci ci serve a credere, una volta di più, che il loro genio, apparentemente morto, è rinato in un’altra, più congeniale dimensione.

Dove, ne siamo certi, tra un Cavaliere Bianco e uno Nero è già spuntato un “giocondo” sorriso sul volto del grande Mastro di Urbino.

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